Lo Stagno è una delle utlime produzioni di Marco Gobetti, attore-autore-regista tra i più interessanti del panorama autoctono torinese. Dopo dieci anni di attività teatrale, nel 2008 ha deciso di creare una sua propria compagnia, dopo il lungo sodalizio che l'ha legato a Il Barrito degli Angeli, un'altra storica formazione del capoluogo piemontese.
Quando il pubblico entra nella sala del teatro, Marco Gobetti e Anna Delfina Arcostanzo siedono sul boccascena penzolando in platea come i comici della Commedia dell'Arte prima dello spettacolo. A luci accese in sala, i due attori parlano tra loro in tono di scherzo e noi pubblico non sappiamo in che situazione collocarli, a metà come sono tra la quarta parete e le comode poltroncine del Teatro Gobetti. E a questo punto che Marco Gobetti inizia a spiegarci come è nato “Lo Stagno”, che ha visto un testo strutturato e formalizzato soltanto nel 2008 dopo anni passati a portare in giro un dialogo improvvisato, le cui linee guida erano solo la presenza di un nonno e un nipote in viaggio, con il nipote che vuole sempre tornare a casa e il nonno che non vuole. Un pomeriggio di Agosto a San Gimignano, i due attori riposano su di una panchina sotto gli splendidi portici della piazza principale. L'attrice si sveglia: ha sognato suo nonno, prende un taccuino e vi annota la storia che le ha raccontato. Poi cerca le scarpe, ma non le trova: gliele hanno portate via, oppure non ricorda più dove le ha lasciate. Il dialogo parte da qui, lei senza scarpe, lui con le scarpe, anzi scarponi da alpino che nascondono un segreto. Da questo punto in avanti la scia del dialogo traccia una sottile trama di corda annodata, sul filo del passato e del futuro, di un soldato tornato a casa dopo la guerra ed una donna che lo accoglie e cerca di riportarlo indietro dall'orrore della morte. Dialogo serrato, preciso, in tempi azioni, immagini, suggestioni di suoni, ricordi che dall'infanzia vanno ai campi di battaglia, dai canti del nonno che “ha fatto il bucato” stendendo la storia ad asciugare, liquida che scivola dentro lo stagno. Denso e ammaliante, le parole del testo si aprono a odori, luci, al verso delle rane, alla violenza del passato, alla dolcezza di un tempo che si vorrebbe vivere, se non si fosse morti: ecco il segreto negli scarponi d'alpino, disiggillati solo da un bacio che svela l'ultimo segreto. Uno spettacolo intimo e visionario, costellato di immagini oniriche e trame di parole che sono pura materia poetica, altre volte un suono duro che pesa sullo stomaco. La leggerezza di Marco Gobetti e Anna Delfina Arostanzo nel farci partecipi di uno spaccato di vite semplici e vive restituisce alla storia una naturalezza impacciata e sfrontata, come un racconto mediato dalla lente di una sapienza dolorosa, macerata da un passato impossibile da dimenticare.
Quando il pubblico entra nella sala del teatro, Marco Gobetti e Anna Delfina Arcostanzo siedono sul boccascena penzolando in platea come i comici della Commedia dell'Arte prima dello spettacolo. A luci accese in sala, i due attori parlano tra loro in tono di scherzo e noi pubblico non sappiamo in che situazione collocarli, a metà come sono tra la quarta parete e le comode poltroncine del Teatro Gobetti. E a questo punto che Marco Gobetti inizia a spiegarci come è nato “Lo Stagno”, che ha visto un testo strutturato e formalizzato soltanto nel 2008 dopo anni passati a portare in giro un dialogo improvvisato, le cui linee guida erano solo la presenza di un nonno e un nipote in viaggio, con il nipote che vuole sempre tornare a casa e il nonno che non vuole. Un pomeriggio di Agosto a San Gimignano, i due attori riposano su di una panchina sotto gli splendidi portici della piazza principale. L'attrice si sveglia: ha sognato suo nonno, prende un taccuino e vi annota la storia che le ha raccontato. Poi cerca le scarpe, ma non le trova: gliele hanno portate via, oppure non ricorda più dove le ha lasciate. Il dialogo parte da qui, lei senza scarpe, lui con le scarpe, anzi scarponi da alpino che nascondono un segreto. Da questo punto in avanti la scia del dialogo traccia una sottile trama di corda annodata, sul filo del passato e del futuro, di un soldato tornato a casa dopo la guerra ed una donna che lo accoglie e cerca di riportarlo indietro dall'orrore della morte. Dialogo serrato, preciso, in tempi azioni, immagini, suggestioni di suoni, ricordi che dall'infanzia vanno ai campi di battaglia, dai canti del nonno che “ha fatto il bucato” stendendo la storia ad asciugare, liquida che scivola dentro lo stagno. Denso e ammaliante, le parole del testo si aprono a odori, luci, al verso delle rane, alla violenza del passato, alla dolcezza di un tempo che si vorrebbe vivere, se non si fosse morti: ecco il segreto negli scarponi d'alpino, disiggillati solo da un bacio che svela l'ultimo segreto. Uno spettacolo intimo e visionario, costellato di immagini oniriche e trame di parole che sono pura materia poetica, altre volte un suono duro che pesa sullo stomaco. La leggerezza di Marco Gobetti e Anna Delfina Arostanzo nel farci partecipi di uno spaccato di vite semplici e vive restituisce alla storia una naturalezza impacciata e sfrontata, come un racconto mediato dalla lente di una sapienza dolorosa, macerata da un passato impossibile da dimenticare.
Lo Stagno
4 novembre 2008
Teatro Gobetti
4 novembre 2008
Teatro Gobetti
recitazione e direzione Anna Delfina Arcostanzo, Marco Gobetti
musiche Mario Actis
disegno luci Paola Gousse
tecnico delle luci e del suono Simona Gallo
Nessun commento:
Posta un commento